Da Mantova a Los Angeles passando per il Blue Note, Dave Locatelli ha trasformato il pianoforte in uno strumento pop, visivo, fisico. Nato nella musica grazie a un padre batterista, cresciuto tra concorsi classici e jam nei locali newyorkesi, Locatelli ha costruito un’identità sonora che sfugge alle etichette: crossover, come lui stesso la definisce. Oggi è tra i performer più originali della scena internazionale, capace di fondere Chopin e Linkin Park, laser e dita veloci, palco e social. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare come si fa, nel 2025, a parlare a tutti con un pianoforte.
Dave, partiamo dall’inizio: com’è nato il tuo amore per il pianoforte?
Ho iniziato a suonare il pianoforte a 3 anni, grazie a mio padre Claudio, anche lui musicista, ma con un’anima rock: era il batterista della storica band “I Dalton”. All’inizio, però, il pianoforte mi sembrava un obbligo più che una passione. Lo sentivo distante. A 13 anni ho vinto il mio primo concorso nazionale, e l’anno dopo ho riconfermato la vittoria. È stato allora che ho capito che forse, sì… quella era davvero la mia strada.
Mi sono diplomato al Conservatorio di Mantova a 19 anni e subito dopo ho deciso di partire per New York. Ho iniziato suonando nei ristoranti e nei locali, fino ad arrivare al leggendario Blue Note, dove sono stato forse il primo artista non jazz ad esibirsi lì. Nel 2015 ho partecipato a Tu sì que vales e da lì è nato l’incontro con il mio attuale manager, Francesco Facchinetti. Insieme abbiamo iniziato un percorso che ci ha portati alla firma con Sony Music. Ho proseguito i miei studi al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano in pianoforte jazz e composizione. Dal 2015 ho collezionato più di 1000 concerti in tutto il mondo: dal Giappone all’India, dagli Stati Uniti all’Europa. Molte di queste tappe le devo anche alla collaborazione con Dolce & Gabbana, con cui ho legato la mia immagine artistica dal 2019. Negli ultimi due anni ho anche battuto due Guinness World Records, traguardi che custodisco con grande orgoglio. Oggi vivo a Los Angeles, alla ricerca di nuove sfide. Perché in fondo, il pianoforte non ha lingua… ma sa parlare a tutti.
La tua energia al pianoforte è diventata un tratto distintivo. Come hai sviluppato questo stile così fisico e visivo?
Il progetto Davide Locatelli nasce nel 2012, dopo il diploma in pianoforte classico. La classica mi stava stretta, non riuscivo a esprimere la mia vera essenza. Così ho costruito, mattone dopo mattone, il mio stile. Ho sempre voluto stupire, ed è quello che cerco di fare con video e performance fuori dal comune.
Sei un pianista classico con un’anima rock: come convivono queste due identità?
Ho unito classico e moderno per dare vita al mio stile crossover. Credo che l’incontro di mondi lontani possa creare una rivoluzione musicale che va oltre le etichette di genere.
Come scegli i brani pop e rock da reinterpretare al pianoforte?
Seguo i miei gusti personali. È raro che suoni qualcosa che non mi rappresenti. Certo, ho fatto anche degli errori… tipo Despacito (ride), ma poi mi sono confessato!
Qual è il messaggio che vuoi trasmettere alle nuove generazioni che ti seguono sui social?
Voglio avvicinare i giovani al pianoforte. Quando ricevo messaggi tipo “ho iniziato a suonare grazie a te”, capisco che sto facendo qualcosa di importante.
Suoni spesso in location spettacolari. Quanto conta per te l’aspetto visivo della performance?
Conta quasi quanto la musica. Il mio show è un mix di suoni, laser e hologrammi che escono dalla coda del piano. Non è solo un concerto, è un’esperienza a 360 gradi.
Il tuo rapporto con il pubblico è diretto e fisico. Cosa provi dal vivo?
Un rapporto spontaneo, come tra amici. È sempre stato così, è la mia forza.
Che rapporto hai con Los Angeles? Cosa ti ispira di questa città?
LA è la mia nuova casa da tre anni. È una città dura, piena di competizione, ma anche di stimoli e opportunità. Potevo stare tranquillo in Italia, ma ho scelto di mettermi in gioco per qualcosa di più grande.
Con quali artisti internazionali sogneresti di collaborare?
Sempre detto: Linkin Park e Falling in Reverse. Rimango fedele a questo sogno.
Stai lavorando a un nuovo progetto?
Sì, ma è ancora segreto. A livello live, invece, non mi sono mai fermato. Tra poco torno in Italia per una serie di eventi.
Cosa pensi del panorama musicale attuale, tra auto-tune e suoni digitali?
Il piano è sempre stato visto come uno strumento “nobile”, da ricchi, e questo mi fa arrabbiare. Io voglio dimostrare che è per tutti. In Italia purtroppo siamo invasi da musica “usa e getta”, ma nel mondo ci sono ancora artisti che mi fanno credere che la musica vera non sia morta.
Se dovessi descrivere il tuo stile con tre parole?
Direi solo una: crossover. Racchiude tutto. Non dover appartenere a un genere è un privilegio.
Qual è stata finora la performance più emozionante?
In India, quando ho battuto il Guinness World Record a quasi 6000 metri di altitudine. Indimenticabile.
Cosa significa per te essere un musicista italiano oggi, a livello globale?
Una volta volevo portare l’italianità nel mondo, ora penso più a me stesso. Nei miei live suono solo un brano italiano, Impressioni di settembre della PFM. Voglio evitare di cadere nella banalità.
Che messaggio lasci ai giovani che sognano di vivere di musica?
Non arrendetevi. Perseverate. La passione è la vostra arma. Come si dice: never give up!
L’articolo Dave Locatelli: l’anima crossover del pianoforte che conquista il mondo da Los Angeles proviene da IlNewyorkese.